Comune collinare lancianese di poco più di 2.000 abitanti, Santa Maria Imbaro gode di modeste quote altimetriche (sorge infatti a 224 m s.l.m.) e della brezza marina, che mitigano sia i rigori del clima sia la calura estiva.
Diversi reperti archeologici rinvenuti nel territorio del comune testimoniano la presenza di insediamenti umani già in epoca romana. Fra i documenti ritrovati vi sono alcuni materiali lapidei.
Le prime testimonianze scritte risalgono al 1017, e riguardano l’esistenza della chiesa di Santa Maria Imbaro, da cui il paese prese il nome.
Secondo alcuni documenti papali, il paese era di proprietà del vescovo di Chieti (Nicolò II nel 1059; Pasquale II nel 1107; Alessandro III nel 1173 e Clemente nel 1371). Nel 1199 nel paese vi era un Romitorio, cioè una costruzione per eremiti, dove venivano ospitati i pellegrini che si recavano in pellegrinaggio ai santuari locali e della Puglia.
Il nome antico del paese si presentava in varie forme: Santa Maria in Baro o Santa Maria in Bari, come riportato in alcuni documenti pontifici. Più tardi venne nominata, come scritto alla base di un calice del 1578 conservato nell’archivio parrocchiale del paese, persino Santa Maria Arabari. L’abitato si sviluppò intorno alla chiesa per poi estendersi. A metà del 1400 anche l’antica Santa Maria Imbaro ebbe un crollo demografico ed economico, così come accadde anche ad altri centri frentani, causato dalla pestilenza e dal forte terremoto del 1456.
Verso la fine del XV secolo si stanziarono nel territorio alcune famiglie slave di Spalato che presero in affitto casolari e terreni. Questi erano già stati cacciati dalla città di Lanciano per problemi di ordine sociale, infatti vennero denominati Schiavoni. Nel censimento del 1528 vennero inclusi come residenti e cittadini del paese.
Santa Maria Imbaro divenne comune autonomo solo nel 1817, quando contava circa 750 abitanti.