Comune di Pennadomo

Via Maiella, 13,

Pennadomo è un borgo dell’entroterra di circa 250 abitanti che sorge a 460 m s.l.m.
Senza dubbio il nome Pennadomo è legato ai pinnacoli di roccia che sovrastano il paese, incredibilmente arroccato su di esse. L’etimologia più sicura è Pinna in Domo, ossia sperone di roccia (Pinna) nei territori di Domo. Durante il periodo medioevale Domo era un feudo di discrete dimensioni appartenente ai “Figli di Borrello” (ramo cadetto dei conti di Valva). Il catalogo dei Feudi e feudatari sotto la dominazione Normanna dà un elenco dei territori del Feudo e annovera tra essi, oltre a Pinna in Domo, Torricella Peligna, Palena, Taranta Peligna, Pizzoferrato, Gessopalena e Lettopalena.
Durante la campagna di guerra contro Tommaso da Celano, nel 1221, l’Imperatore Federico II penetrò nel territorio di Domo accampandosi in Tutulium (l’attuale contradaTutoglio). Presso tale contrada fece erigere una chiesa in onore di Santa Lucia, il cui culto era molto seguito in Sicilia. Dell’antica chiesa rimangono, attualmente, alcune mattonelle di diversa forma gelosamente custodite presso i depositi comunali.
Nella prima metà del ‘400 Pennadomo passò in mano ai Caldora, baroni e condottieri di Luigi e Renato d’Angiò e di Alfonso d’Aragona. Tra essi, il più famoso era Iacopo Caldora, il vincitore di Braccio da Montone. Una strada del centro storico intestata al Re Caldora ricorda alla cittadinanza la propria storia.
Il 20 aprile 1535 Pirro Colonna acquistò il territorio di Penadomo. L’atto notarile su pergamena è conservato presso il Municipio.
Nei secoli successivi Pennadomo conobbe l’ascesa di una borghesia locale formata prevalentemente da famiglie artigiane che ebbero rapporti con la nobiltà napoletana. Tali contatti testimoniano l’inserimento di Pennadomo nel Regno di Napoli. Nell’800 Pennadomo conobbe una notevole vitalità culturale, dovuta prevalentemente alla presenza di famiglie baronali annoverando farmacisti, sacerdoti, medici e burocrati, tutti nati nel territorio del paese. Alcuni documenti prefettizi dell’epoca riportano gli arresti di alcuni abitanti di Pennadomo (tra i quali anche il parroco del tempo) perché il paese era sede di un covo di carbonari, che si riunivano in un edificio tuttora esistente detto Lu Palazze.
Dopo la I guerra mondiale, il paese ha subito un forte spopolamento. Se alla fine dell’800 si contavano circa 2.000 abitanti e nel censimento del 1961 ancora 1.136, dopo le emigrazioni degli anni ’60 Pennadomo cominciò a spopolarsi fino a contare oggi, come detto, circa 250 abitanti.

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