Centro dell’entroterra, a metà strada tra Vasto e Lanciano, di circa 4.300 abitanti adagiato su di un colle a 235 m s.l.m., Paglieta si giova del bilanciato apporto delle attività rurali, industriali e terziarie.
Il profilo geometrico del territorio comunale non conosce irregolarità o asprezza: a disegnarne le morbide curve sono le colline comprese fra le basse vallate del Sangro e del fiume Osento, il cui dorso riflette il colore argenteo degli olivi.
Le origini di Paglieta sono molto antiche, come testimoniano diversi reperti archeologici fra cui i ruderi di epoca italica, svariate tracce di un ponte romano e alcune emergenze architettoniche medioevali quali il Torrione rotondo e la Torre della Porta.
La zona era già abitata in epoca preromana, e la prima menzione ufficiale si ha alla fine del XII secolo, quando era feudo di Lanciano come Castrum Palletae (“balle di fieno”).
Risalgono al 1200 le solide mura, di cui oggi possiamo ancora ammirare i torrioni, la torre campanaria e l’arco ogivale della porta d’ingresso. Nel 1263 il territorio di Paglieta venne concesso dal re Carlo I d’Angiò al conte Rodolfo di Courtenay, nobile francese. In seguito, nel 1312, il paese fu acquistato dall’antica Lanciano che ne ebbe la giurisdizione fino al 1530. Pochi anni dopo, nel 1533, Paglieta venne donata a Rodrigo Arripalda da Carlo V, e successivamente passò sotto la signoria dei Pignatelli fino al 1806, cioè fino all’abolizione dei privilegi feudali.
I cittadini si adoperarono molto durante i moti che portarono all’Unità d’Italia: infatti, Giuseppe Tretta di Paglieta fu ex Maggiore dei Garibaldini.
Durante la Seconda Guerra Mondiale fu in prima linea per combattere contro gli invasori.